Dai 40 agli 82 euro al mese verrebbero messe nelle buste paga dei lavoratori italiani, nel caso passasse la proposta del governo del Tfr in busta paga. Sulla proposta legislativa, Fondazione studi dei Consulenti del lavoro ha tracciato, con il parere n.3/14, il quadro della situazione e gli scenari futuri.

Sapendo che per le imprese che superano i 49 dipendenti il Tfr rimasto in azienda viene destinato al Fondo di Tesoreria Inps, dal quale non è possibile sottrarlo per non incorrere in problemi di gettito, questa proposta riguarderebbe solo la metà dei lavoratori privati, ovvero i 6 milioni e 500 mila dipendenti di aziende private con meno di 50 dipendenti.

Il Tfr, sia che venga corrisposto al termine del rapporto, siache venga in parte anticipato durante il rapporto, godedi un’agevolazione fiscale e previdenziale. La primariguarda un regime di tassazione agevolata che va dal23 al 25% della somma percepita; la seconda è invece latotale esenzione, in quanto la somma del Tfr nonalimenta il trattamento pensionistico dei lavoratori.Per conservare l’agevolazione fiscale e contributiva bisogna necessariamente prevedereun’adeguata copertura finanziaria.

Secondo i calcoli effettuati da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro questa proposta del Governo metterebbe nelle buste paga dei lavoratori circa 40 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 50%), circa 62 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 75%) e circa 82 euro al mese (in caso di Tfr erogato al 100%). Se si decidesse di mantenere l’odierna agevolazione fiscale, l’ammontare mensile varierebbe di circa 5 euro in eccesso.

Se si scegliesse di anticipare la somma o parte di essa in busta paga, si creerebbe un danno al sistema pensionistico, direttamente proporzionale al numero degli anni per cui viene percepito l’anticipo.

Secondo quanto è emerso da un’indagine effettuata dalla Fondazione Studi sulle microimprese, gli imprenditori vorrebbero liquidare il Tfr per favorire il clima aziendale e al tempo stesso evitare di dover versare somme superiori al loro volume d’affari, al termine del rapporto di lavoro del dipendente. Ma è necessario sottolineare che questa proposta non porterà ad un aumento delle retribuzioni. Si tratta, infatti, solo di un sistema di autofinanziamento con cui i lavoratori si anticipano indennità future, mettendo però a rischio gli equilibri pensionistici.

Certo è che si darebbe liquidità da un lato, togliendone dall’altro.

Fonte:consulentidellavoro.it